Regione Piemonte
INTERVISTA A DANIELA AMBRICCO
Cristina Massarente - Servizio Civile 2010-2011
Volontaria di Protezione Civile dal 2002 al 2006, Daniela è un’insegnante della scuola primaria, responsabile nel plesso in cui lavora,funzione strumentale dell’area 4,referente dei progetti mensa e sicurezza per i 5 plessi scolastici dell’I.C. di None.
None, 1 febbraio 2011
Sono circa le 16.30, quando incontro Daniela Ambricco, nella classe in cui insegna, presso la Scuola Elementare “Don A. Albera”.
La classe è molto colorata e i bambini sono appena usciti, lei si siede alla cattedra, io di fronte a lei al primo banco.
Le mostro la lista delle domande e cominciamo, niente registratore, solo un blocco note.
In che anno è entrata a far parte della protezione civile?
Tutto è partito nel 2002, nel periodo successivo all’alluvione che aveva colpito None. Il gruppo è stato fondato da Silvano Bosso, Comandante dei Vigili Urbani,dai suoi collaboratori, dal Sindaco, dall’assessore alla sicurezza. Sono stata la prima donna volontaria, anche se inizialmente eravamo coadiuvati dai vigili per cui ai corsi c’erano anche le vigilesse. Inizialmente si cercavano persone motivate o con un minimo di esperienza nel campo del volontariato,così i primi tesserati erano anche volontari della croce verde e altri totalmente inesperti come me. All’inizio mi occupavo della segreteria del gruppo.
Quali competenze ha messo a disposizione?
Prima di tutto moltissima buona volontà, poi, per il lavoro di segretaria, ho messo a disposizione la mia conoscenza (di base) informatica e organizzativa. A parte questo, la competenza fondamentale che ho impiegato è quella legata all’insegnamento, occupandomi delle attività di protezione civile con le scuole di None, dal 2003 fino al 2008, anno in cui ho lasciato il gruppo per problemi personali. In pratica ero il coadiuvante tra protezione civile e la scuola, un ruolo che mi è piaciuto molto ricoprire. Anche se ora non faccio più parte del gruppo continuano le collaborazioni per quanto riguarda l’insegnamento dell’educazione stradale e delle norme di sicurezza, in un percorso che comincia dalla scuola dell’infanzia fino alla quinta della scuola primaria, per poi sfociare , nella scuola secondaria, nell’educazione civica e nel conseguimento del patentino.
Quali motivazioni l’hanno spinta?
C’era molto entusiasmo da parte mia e da parte degli altri volontari, in più avevo molta voglia di fare del volontariato, qualcosa per gli altri e non per me stessa. Avevo già fatto esperienza come maestra volontaria per i bambini in ospedale con l’associazione “Nasi Rossi”, ma l’impatto emotivo è stato troppo forte e per questo ho lasciato. Mi rimaneva quindi il desiderio di impiegare il mio tempo sotto un’altra forma di volontariato in cui coinvolgere i bambini.
Qual è stato l’intervento più significativo a cui ha preso parte?
Tutte le esperienze con i bambini sono state particolarmente significative, in effetti io andavo molto poco sul campo ma mi occupavo quasi esclusivamente del coordinamento delle attività con tutti i cinque plessi scolastici del Comune. Inoltre è stato significativo vedere il gruppo crescere sia umanamente che tecnicamente in pochissimo tempo. Nell’arco di pochi anni sono state realizzate talmente tante cose che mi sembra trascorsa una vita dalla nascita del gruppo
Quali sono state le soddisfazioni più grandi?
Come dicevo prima la più grande soddisfazione è stato vivere in prima persona la crescita del gruppo, nelle sue competenze e nel livello di aggregazione al suo interno. All’interno traspariva lo scopo che accomunava tutti noi, magari in campi diversi, ma tutti volevamo fare qualcosa per la comunità.
La soddisfazione più grande raccolta sul campo è stata la partecipazione dei bambini alle attività (corso per mini-volontari, esercitazioni con i VVF), è incredibile come tra loro scattassero meccanismi positivi per cui nonostante si imponessero loro numerose regole, le accettavano perché ne condividevano l’importanza. Inoltre i bambini hanno attratto anche le relative famiglie, che hanno portato altri volontari al gruppo. I bambini dei primi corsi, ora cresciuti ancora ricordano l’esperienza come avessero partecipato a qualcosa di grande.
Perché queste attività (Mini-volontari, esercitazioni, ecc...)?
Innanzi tutto per i tagli finanziari, che hanno costretto a scelte obbligate da priorità, che attualmente riguardano il problema del bullismo e della scarsa autostima negli adolescenti. Nelle scuola dell’infanzia ed in quella primaria, si continua con l’educazione stradale, mentre nella scuola secondaria di primo grado, si cerca di fare educazione civica, i cui messaggi riguardano il comportamento sociale ma anche il rispetto di se stessi e del proprio corpo. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui si è perso il senso della famiglia e dei valori, necessari ad una società per mirare ad un futuro migliore!
Per risolvere questi problemi si rende fondamentale la massima collaborazione tra i soggetti, scuola, Comune, oratorio, associazioni sportive e culturali del paese.
Ci sono state delusioni? Se sì, quali?
Da parte del gruppo nessuna delusione, anche nei momenti più difficili, in cui non si riusciva ad avere i fondi, o in cui non si riusciva a fare qualcosa, non ci siamo mai arresi e siamo andati avanti aiutandoci l’un l’altro.
Forse qualche delusione è arrivata dalle istituzioni a livello provinciale e regionale in cui abbiamo cercato spesso legittimazione attraverso lettere e inviti, a cui hanno risposto raramente e senza molto interesse. C’è una mancanza di sensibilità a quei livelli verso le realtà del territorio.
Ha trovato amicizie all’interno del gruppo?
Decisamente sì, eravamo un bellissimo gruppo, in cui le differenze sono state arricchimento e non ostacoli. Eravamo complementari e quando si crea questa complicità è normali che si creino relazioni d’amicizia. Ancora adesso frequento alcune le persone che ho conosciuto all’interno del gruppo
Pensa che la Protezione Civile ad oggi abbia bisogno di qualche cambiamento?
Sì. Bisogna cercare di coinvolgere più ragazzi giovani, che mai come quelli di oggi hanno bisogno di attività di volontariato. Purtroppo, però, per attirare giovani e per mantenere in vita il gruppo servirebbero più finanziamenti, non per pagare il volontario, ma per fornire gli strumenti per il riconoscimento dei problemi e per affrontarli.
Quando succede qualcosa, una calamità di qualsiasi tipo, le istituzioni e i media parlano solo di quello che non ha funzionato, senza parlare di ciò che ha funzionato e di quanto lavoro ci sia a monte da parte di gente comune che si impegna per quello che può a fare qualcosa per la comunità. Sarebbe bello che le istituzioni capissero quanto è importante la protezione civile sul territorio e mi piacerebbe fosse più riconosciuto, con un ringraziamento pubblico, ma anche con qualche finanziamento in più.
I finanziamenti devono servire anche per agevolare l’aggregazione tra i volontari. Per esempio organizzare una pizza, o una gita tra volontari aiuta la conoscenza tra i volontari, che è fondamentale nel momento in cui bisogna intervenire in caso di emergenza. Bisogna fidarsi della persona che si ha accanto e la fiducia si crea attraverso una conoscenza oltre il servizio di volontariato. Una volta riuscivamo ad organizzare addirittura dei campi di esercitazione di informazione e formazione, in collaborazione con i volontari della Croce Verde!
Consiglierebbe un’esperienza simile a un giovane?
Ai giovani ma non solo, io lo consiglio a tutti. Magari non solo nella protezione civile, ma il volontariato lo consiglio veramente a tutti. Per me è un diritto/dovere nostro nei confronti di chi, disabile, malato, impossibilitato, non può farlo. Lo consiglio perché è un’esperienza molto gratificante. Io ricordo che andavo sempre in servizio con il sorriso, anche perché conosci molte persone diverse, per età, estrazione sociale, mentalità. È molto bello perché amplia gli orizzonti e questo fa comprendere molte cose anche di noi stessi, sulle nostre capacità e i nostri limiti.
Bisogna mettersi in gioco sempre, ad ogni età,quando una persona ritiene di essere arrivata, sta cominciando a morire.
In più si imparano delle cose e si acquisiscono competenze, infatti io ho imparato a guidare mezzi grossi e anche l’ambulanza! Senza contare la maggiore sicurezza in me stessa e la maggiore autorevolezza con cui riesco a relazionarmi con i miei bambini.
Per un ragazzo di 15-16 anni, può avere un forte ruolo educativo un’esperienza di volontariato, fa comprendere quali siano i veri valori e che in fondo ci dobbiamo rendere conto che c’è sempre chi sta peggio di noi. Fare qualcosa insieme a qualcuno per qualcun altro, ci completa e ci rende migliore. Dobbiamo renderci conto che non siamo soli, ma una società, e abbiamo tutti bisogno di qualcuno.
Quali consigli darebbe a un giovane volontario?
Gli direi di seguire il proprio istinto, ma di non spingersi oltre il proprio limite. Bisogna assecondare la propria dimensione e dare quello che possiamo dare senza strafare.
Oltre ad accettare i propri limiti è importante anche accettare quelli degli altri.
“Umiltà” è la parola chiave per un volontario, c’è sempre molto da imparare da tutti e tutto quello che si impara si deve mettere a disposizione.
Bisogna essere fieri e orgogliosi di quello che si fa, senza sbandierarlo però, bisogna crederci fortemente!
L’ultimo consiglio è quello di non sforzarsi troppo, se ci si rende conto che l’ambito che abbiamo scelto va oltre i nostri limiti fisici o psicologici bisogna avere l’umiltà di fermarsi e di cercare qualcosa più incline alla nostra natura
Rilascio passaporto
Rimozione Veicoli
Rilascio Contrassegno Invalidi
Occupazione Suolo Pubblico
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